A Roma quando una situazione poco piacevole si ripresenta abbiamo un modo simpatico e soprattutto diretto per dirlo: “si ripropone come i peperoni”. Credo che la frase in sé non abbia bisogno di grandi spiegazioni. E soprattutto indica già quale sarà la verdura di oggi.
I peperoni appartengono alla famiglia delle Solancee (a cui appartengono anche le patate e le melanzane e i pomodori). Il suo nome scientifico è capsicum e con questo nome non si indica solo il peperone ma anche tutti i peperoncini, piccanti, dolci e ornamentali. Originario delle Americhe e coltivato oggi in tutto il mondo, il capsicum arriva in Europa grazie agli Spagnoli, ma è un alimento antichissimo: dai reperti archeologici si è stabilito che fosse conosciuto e usato in Messico già nel 5500 a.C.
Ma perché lo abbiamo chiamato peperone? Per la somiglianza nel gusto con il pepe che in latino veniva chiamato piper. Nei dialetti locali dei popoli precolombiani il suo nome invece era chilli.
Ma torniamo al peperone e alle sue peculiarità. Come tutte le verdure, anche i peperoni sono validissimi alleati nelle diete per il basso apporto calorico, la grande presenza di acqua e vitamine (in particolare la C, la cui presenza supera persino quella negli agrumi). Il peperone contiene poi potassio e betacarotene.
I peperoni sono però difficili da digerire, per questo a Roma diciamo che “si ripropongono”. In realtà ciò che è difficile da digerire è la “pellicola” esterna del peperone, volgarmente detta pelle.
Cuocendolo in modo da eliminare la pelle e i semi interni, il peperone diventa digeribile. Io li cuocio – quando ho tempo – sulla bistecchiera altrimenti li metto nel forno ventilato. Quando si sono rosolati li avvolgo per una mezz’ora in un canovaccio da cucina e dopo li passo sotto l’acqua fredda per pulirli e togliere semi e pelle.
A me fanno impazzire cucinati così e poi conditi con sale, olio, aceto balsamico, rosmarino, aglio e un pizzico di peperoncino. Di solito li preparo il giorno prima e li lascio insaporire in questo intingolo. Sono buonissimi, e, soprattutto, non si ripropongono.